Care Lettrici
Cari Lettori
Anzitutto mi corre l’obbligo di ringraziare nuovamente la redazione ed il direttore di questa autorevole testata per aver voluto ospitare questo mio nuovo articolo.
Ebbene, questi giorni, leggendo vari post su Facebook mi sono imbattuto in uno rescritto del Principe Christian Agricola, ovvero:
“🟢🟢🟢 Buongiorno a Tutti
Ho letto con piacere la nota sulla nobiltà di spada o di servizio
In Internet si legge che lo Chernel stabilisce tre diversi tipi di nobiltà:
– ereditaria (accordata dai re ad antenati famosi) detti anche “gentiluomini di nome e d’arme”. Questo tipo di nobiltà era ricordato anche in Piemonte nel ‘500 anche se si potevano vantare poche vere nobiltà di ereditarie, cioè di sangue;
– di spada;
– di toga (de robe).
Il Crollalanza si rifà molto alla Francia distinguendo nella nobiltà di sangue due categorie :
– di razza (di sangue vera e propria), di cui si perde nei tempi l’origine o che risale alle Crociate;
– di nobilitazione.
Il Du Cange ricorda che ci sono varie forme di gentiluomo ed in particolare cita:
– i nobili di razza
– i nobili per gli uffici ricoperti.
Mi hanno girato alcuni curiosi post nei quali sembra esistino altri tre tipi di nobiltà (secondo quando afferma chi scrive), di cui però avrei bisogno del vostro aiuto, non avendone trovata traccia alcuna altrove, e non essendo chiaro la motivazione di queste “nuove” categorie di cui nessuno altro ha mai parlato
a) Nobiltà Promessa
b) Nobiltà Atipica
c) Nobiltà di Imitazione ”
Di fronte a queste precisazioni e riferimenti a personaggi in campo araldico nobiliare di estrema rilevanza, solo per citarne uno il conte Crolallanza, mi sono sentito in dovere di approfondire alcune tematiche al riguardo.
La distinzione tra nobiltà di spada e nobiltà di sangue è un aspetto fondamentale della storia sociale e politica dell’Europa premoderna. Questi due concetti non solo differenziano le origini e i ruoli delle classi nobiliari, ma rivelano anche come si siano evolute le concezioni di potere, onore e legittimità nel corso dei secoli. Analizzando la loro storia e la loro interazione, possiamo riflettere sui valori della nobiltà nel contesto contemporaneo del III millennio.
Nobiltà di Spada
La nobiltà di spada, o nobiltà guerriera, ha le sue radici nel Medioevo, quando il potere politico e sociale era strettamente legato alla capacità militare. Questa nobiltà trae il suo prestigio dalla partecipazione attiva alla guerra, alla difesa del territorio e al servizio del sovrano. Un esempio storico di questo tipo di nobiltà è rappresentato dai Franchi sotto Carlo Magno, il cui potere si basava sulla capacità di mobilitare guerrieri per espandere e difendere il regno. I cavalieri, emblema di questa classe, consideravano l’onore e il valore militare come virtù principali. Come sottolinea Bloch, “l’onore era una nozione fondamentale nella cultura cavalleresca, e il valore in battaglia rappresentava l’elemento cardine attraverso il quale un nobile di spada poteva affermare la propria superiorità” (Bloch, La società feudale, 1939).
Nel corso del tempo, la nobiltà di spada divenne sempre più formalizzata. Il processo di investitura cavalleresca, con i suoi rituali e simbolismi, consolidò lo status dei membri di questa classe. Un esempio significativo è l’Ordine della Giarrettiera, fondato in Inghilterra nel 1348 da Edoardo III, che celebrava i valori della cavalleria e la fedeltà al sovrano. Tuttavia, con l’avvento delle armi da fuoco, come si vide durante le guerre d’Italia nel XVI secolo, e la progressiva centralizzazione degli stati, il ruolo della nobiltà guerriera andò diminuendo, trasformandosi in una classe nobiliare più orientata alla corte e all’amministrazione. “La nobiltà guerriera, nel suo declino, venne gradualmente sostituita da una nuova aristocrazia di corte, più legata al potere amministrativo che alla guerra” (Bloch, La società feudale, 1939).
Nobiltà di Sangue
La nobiltà di sangue, invece, è una classe che trae il suo status non dalla guerra, ma dalla discendenza. Un esempio storico di questa forma di nobiltà può essere trovato nelle antiche famiglie aristocratiche italiane, come i Medici di Firenze o i Colonna di Roma, il cui potere era basato su un lignaggio antico e su alleanze matrimoniali piuttosto che su successi militari. I membri di questa nobiltà si vantavano di una lunga e ininterrotta linea di antenati nobili, spesso risalenti a tempi antichi. “L’antichità del lignaggio e la purezza del sangue erano le caratteristiche che definivano la vera nobiltà di sangue, in un’epoca in cui l’eredità familiare era considerata sacra e inviolabile” (Elias, La società di corte, 1969).
La nobiltà di sangue era quindi più statica rispetto alla nobiltà di spada. Mentre i nobili di spada potevano acquisire il loro titolo grazie ai propri meriti, come avvenne per molte famiglie spagnole elevate a nobiltà dopo la Reconquista, i nobili di sangue lo possedevano per diritto di nascita. Questo concetto di nobiltà era profondamente legato all’idea di purezza della linea di sangue e alla preservazione del lignaggio familiare attraverso matrimoni strategici e alleanze dinastiche. Ad esempio, la politica matrimoniale degli Asburgo nel XVI secolo mirava a mantenere e ampliare il potere della famiglia, utilizzando il lignaggio come principale strumento di legittimazione.
L’Interazione tra Nobiltà di Spada e di Sangue
Nel corso dei secoli, le linee tra nobiltà di spada e di sangue divennero meno chiare. Durante il periodo rinascimentale, specialmente in Francia e Spagna, molte famiglie di nobiltà di spada cercarono di legittimare il proprio status attraverso matrimoni con antiche famiglie aristocratiche, mescolando così i concetti di nobiltà di merito e di nobiltà ereditaria. “La fusione tra nobiltà di sangue e nobiltà di spada non fu mai completa, ma diede vita a una nobiltà complessa e stratificata, in cui il lignaggio e il merito personale si intrecciavano in modo inestricabile” (Elias, La società di corte, 1969).
Questa interazione portò a un’aristocrazia complessa e stratificata, in cui il prestigio derivava sia dal lignaggio che dai meriti personali. Tuttavia, con il passare del tempo e l’evoluzione delle società europee, soprattutto con l’Illuminismo e le Rivoluzioni del XVIII e XIX secolo, queste distinzioni iniziarono a perdere di significato. Un evento cardine fu la Rivoluzione Francese del 1789, che abolì i privilegi feudali e segnò l’inizio del declino della nobiltà come classe dominante. Come osserva Norbert Elias, “il sorgere della borghesia e l’emergere di nuove élite economiche misero in crisi le fondamenta stesse della distinzione nobiliare, basata su valori ormai considerati obsoleti” (Elias, La società di corte, 1969).
I Valori della Nobiltà nel III Millennio
Nel III millennio, il concetto tradizionale di nobiltà ha perso gran parte del suo significato storico. Tuttavia, alcuni dei valori associati alla nobiltà – come il senso del dovere, l’onore, la responsabilità verso la società e il rispetto delle tradizioni – continuano a essere rilevanti. In un’epoca in cui le strutture sociali sono sempre più fluide e le opportunità non sono più limitate dalla nascita, l’idea di nobiltà si è trasformata. “La nobiltà moderna non è più una questione di sangue o lignaggio, ma di valori e azioni che dimostrano un impegno per il bene comune” (Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi, 1990).
Oggi, la “nobiltà” può essere interpretata come una condizione morale piuttosto che ereditaria. In un mondo globalizzato e democratico, il concetto di nobiltà si riflette nella leadership etica, nella filantropia, nell’impegno per il bene comune e nella capacità di influenzare positivamente la società. Un esempio contemporaneo potrebbe essere quello delle famiglie filantropiche, che hanno utilizzato la loro ricchezza e influenza per sostenere cause umanitarie e culturali.
“La vera nobiltà nel nostro tempo si manifesta attraverso l’impegno civico e la leadership morale, piuttosto che attraverso il diritto di nascita” (Bauman, Modernità liquida, 2000).
Quindi, la nobiltà del III millennio non è legata al sangue o alla spada, ma ai valori e alle azioni che dimostrano una dedizione al miglioramento della società.
Oserei affermare una nobiltà di animo e di cuore.
Questa reinterpretazione della nobiltà rappresenta un’evoluzione delle antiche virtù aristocratiche in un contesto moderno, dove l’eccellenza e l’impegno civico definiscono la vera “nobiltà” del nostro tempo.
In conclusione, sui punti menzionati dal sopraccitato post, ovvero:
a) Nobiltà Promessa
b) Nobiltà Atipica
c) Nobiltà di Imitazione
Sono Istituti che nel mondo araldico nobiliare non esistono e non posso che condividere le stesse perplessità del Principe Agricola.
Purtroppo, sulla nobiltà di imitazione, negli ultimi due/tre decenni siamo di fronte ad un fenomeno in continua e forte ascesa che sta contribuendo a creare veramente un’enorme confusione in quel che resta del vero ed autentico panorama “aristocratico e nobiliare” italiano.
Come riuscire a contrastare questo fenomeno?
Forse la soluzione sarebbe quella di creare un organismo, assieme al Legislatore, istituzionale ed indipendente che abbia le competenze necessarie per verificare ed accertare la vera nobiltà da quella fasulla.
Ciò permetterebbe di frenare anche quel fenomeno svilente e per certi versi anche di cattivo gusto di vendita di titoli aristocratici e nobiliari che addirittura troviamo su siti Internet come per esempio eBay.
Salvaguardare, quindi, il patrimonio araldico, nobiliare e culturale di quelle famiglie nobili e notabili che hanno contribuito allo sviluppo architettonico, artistico e culturale di questo paese diventa sempre più necessario.
Del resto se il nostro patrimonio artistico, storico e culturale è invidiato da tutto il mondo lo dobbiamo proprio a tutte quelle famiglie aristocratiche e nobiliari che hanno voluto lasciare ai posteri il loro “amore” per le arti, le scienze e per la cultura.
Ringrazio i gentili lettori e, soprattutto, la redazione per aver ospitato questo mio articolo.
Dott. Luca Lalli Cortinovis