Replica di Giuseppe Di Rosa al Coordinatore Regionale di Sud Chiama Nord, Danilo Lo Giudice

Replica del coordinatore regionale di Sud chiama Nord Danilo Lo Giudice a Di Rosa

Apprendiamo con curiosità le dichiarazioni di Giuseppe Di Rosa, che lascia Sud Chiama Nord accusando il nostro movimento di fare “politica delle poltrone”. Ci dispiace doverlo contraddire, ma non possiamo fare a meno di osservare che Di Rosa è stato protagonista piuttosto della politica della ricerca di poltrone, senza ottenere i risultati che forse sperava.
Ricordiamo, infatti, che l’impegno profuso da Di Rosa non ha certo brillato per incisività: i risultati elettorali nella città e nella provincia di Agrigento sono stati tra i peggiori registrati dal nostro movimento alle ultime elezioni europee.
Di conseguenza, accogliamo con sollievo il suo passo indietro, anche se, a ben vedere, avrebbe dovuto farlo prima.

Sud Chiama Nord si distingue per la pratica della buona politica, quella che si realizza nei palazzi municipali e che si misura con la capacità di offrire risposte concrete ai bisogni delle comunità. Non ci accontentiamo di occupare spazi o mantenere posizioni di comodo: siamo abituati ad amministrare con responsabilità, a lavorare per il cambiamento e a costruire soluzioni. Non è nel nostro stile vegetare su posizioni di opposizione sterile, guidate solo da ideologie di convenienza, lontane dai problemi reali delle persone. La nostra storia parla da sola. Lo dimostrano i risultati concreti ottenuti

Ecco la replica di Giuseppe Di Rosa

“Poltronista io? Ma dove l’ha letto Lo Giudice che io gli ho dato del poltronista a lui ed altri?”

Apprendo con stupore, e devo dire con un pizzico di divertimento, le parole di Danilo Lo Giudice in risposta alla mia decisione di dimettermi da Coordinatore Provinciale di Sud Chiama Nord. Stavo lasciando il partito senza fare rumore, senza “sbattere la porta,” come si suol dire, ma il Coordinatore Regionale ha deciso di metterci del suo, affibbiandomi l’etichetta di “poltronista.”

Mi viene da chiedere: ma dove ha letto Lo Giudice che io ho accusato il partito di fare politica delle poltrone? Non è certo il mio linguaggio, e non mi sembra che nella mia lettera ci sia traccia di una simile affermazione. Ma visto che ha deciso di tirarmi in ballo, sarò chiaro: poltronista io? Siamo su “Scherzi a Parte”?

“Risultati elettorali? Parliamo di ciò che il partito non ha seminato”

Lo Giudice si è spinto a definire il mio operato come privo di incisività, parlando di “risultati elettorali deludenti” nella provincia di Agrigento. Forse Lo Giudice dimentica un piccolo dettaglio: ad Agrigento, il partito non ha mai seminato.

A differenza di altre realtà dove Sud Chiama Nord ha potuto contare per anni su prebende, finanziarie regionali e promesse di contributi, qui siamo stati lasciati senza alcun supporto, e ciò nonostante abbiamo cercato di costruire qualcosa. Il partito non può pretendere risultati dove non ha mai investito.

“Io cercavo poltrone? Guardiamo i numeri”

E poi arriviamo alla parte più assurda della risposta: l’accusa che io stessi cercando poltrone. Io? Io che non ho mai chiesto né ottenuto incarichi politici? Caro Lo Giudice, permettimi di ricordarti che ci sono persone nel partito che guadagnano 5.000 euro al mese dalla politica, magari proprio con incarichi simili al tuo. Io non sono uno di loro. La mia battaglia è sempre stata per la trasparenza e il bene comune, non certo per ottenere privilegi o posizioni di comodo, in ogni caso rimango in attesa di sapere quando e cosa avrei chiesto e nel frattempo mi faccio una risata

Forse Lo Giudice si è appena svegliato, o forse ha scambiato la mia integrità per un bersaglio facile. Ma gli ricordo che non tutti nel partito seguono le stesse logiche. Io non sono La Vardera che non ha accettato il confronto(lui ha fatto bene), io vi sfido e non accetto che qualcuno provi a screditarmi con accuse infondate.

“La sfida: una diretta pubblica”

Proprio perché non temo la verità, lancio una sfida a Lo Giudice e a Cateno De Luca: facciamo una diretta pubblica. Parliamo apertamente di ciò che ho fatto, di ciò che non ho fatto e, soprattutto, di ciò che voi avete cercato di scaricare su di me. Sarà un’occasione per mettere tutto in chiaro davanti ai cittadini, senza filtri e senza giochi di parole.

“Il silenzio da agosto: ora tutto è chiaro”

Infine, vorrei sottolineare che da agosto nessuno del partito ha più risposto alle mie chiamate. Ora capisco il perché: aspettavate le mie dimissioni. Bene, le avete avute. Spero che ne siate contenti. Ma il tono della vostra risposta dimostra una cosa molto chiara: non siete quelli che dicevate di essere.

Lo Giudice parla di “buona politica” e di “offrire risposte concrete alle comunità.” Ma con questa replica non avete fatto altro che mostrare il vostro vero volto. Conosci la favola di Cappuccetto Rosso, Lo Giudice? Alla fine, il lupo si rivela sempre.

“Io vado avanti”

Le vostre accuse non mi fermeranno. Continuerò a lavorare per la trasparenza e per il bene della mia città e del mio territorio, come ho sempre fatto. Se qualcuno pensa di screditarmi, si sbaglia di grosso. La mia strada è quella della verità e dell’impegno civico, senza compromessi.

Con rispetto,
Giuseppe Di Rosa

“Cara Laura, Carissimo Cateno, e carissimi amici componenti gli organi statutari di Sud Chiama Nord
con questa lettera desidero comunicarvi la mia decisione di rassegnare le dimissioni da Coordinatore Provinciale di Sud Chiama Nord ad Agrigento”. Inizia cosi la lunga lettera di Giuseppe Di Rosa dove spiega le ragioni delle sue dimissioni da coordinatore del partito di Cateno De Luca. “Una scelta che non arriva a cuor leggero, ma che nasce dalla profonda convinzione che la politica dei partiti,come purtroppo si è manifestata in questi mesi, non rispecchi più i valori che ho sempre difeso.Sono tornato a far parte di una squadra politica perché credevo, e credo ancora, in un “progetto civico”, un progetto che ho accettato di rappresentare perché inizialmente si basava su valori di trasparenza e indipendenza, lontani dalle logiche dei potentati politici. Tuttavia, negli ultimi mesi, ho assistito a un cambio totale di rotta del progetto. Il partito sembra ora avvicinarsi a modalità e contesti che in passato venivano apertamente criticati e da cui si prendevano le distanze, rinunciando a una visione di amministrazione che avrebbe dovuto essere diversa, libera e civica.Ho sempre apprezzato e condiviso l’idea di una politica che rifiutasse compromessi con modelli amministrativi già fallimentari. In passato, scrive Di Rosa, anche rinunciare a posizioni o candidature importanti era considerato un gesto di libertà e coerenza. Io voglio continuare
a essere “libero”. Non posso accettare di far parte di un progetto che ha scelto di cambiare direzione, allontanandosi da quei principi che mi avevano spinto a impegnarmi e a rappresentarlo.
Non sono uno che “abbandona”; ho provato a rimanere e a capire se ci fosse ancora spazio per portare avanti un percorso che credevo fosse condiviso. Tuttavia, oggi devo constatare che non sento più quel coinvolgimento, quella spinta a continuare. La politica dei partiti e delle poltrone non mi appartiene; non fa parte del mio carattere e dei miei principi. Da sempre, mi sono battuto contro il malaffare, denunciando con coraggio chi cerca di trarre vantaggi personali a discapito del bene comune. Ho sempre portato avanti queste denunce in prima persona, anche qui ad Agrigento, dove mi sono fatto conoscere per aver contribuito a svelare gli scandali maggiori, portando alla luce le azioni di figure come Gaetano Di Giovanni, capo di gabinetto e comandante della polizia locale oggi sottoposto a processo per “tangenti”, e dell’amministrazione del sindaco Miccichè, che hanno instaurato una vera “piovra” nel Comune di Agrigento.

Ho accettato di fare politica in una provincia dove tutti sanno che il consenso politico non si ottiene se non con favoritismi e prebende, consapevole delle difficoltà che incontra chi invece cerca di cambiare i giochi in tavola. Da anni lotto contro l’elargizione di prebende travestite da contributi, anche e soprattutto ad associazioni e a chiunque serva avvicinare ora a questo ora a quel progetto politico. Proprio ieri sono tornato a denunciare lo sperpero di denaro pubblico in questi 5anni da parte di chi
amministra Agrigento, che ha dilapidato ben 20 milioni di euro in feste, sagre e festicciole. Ora che Agrigento è diventata Capitale Italiana della Cultura, temo che avrà accesso a ulteriori fondi, che rischiano di essere utilizzati nello stesso modo, invece di cambiare davvero il volto della nostra città.
Non è tutto: in questi anni ho ricevuto e continuo a ricevere attacchi dalla stampa vicina ai potentati, che tenta di “mascariare” chi come me lotta contro il sistema. Quella stessa stampa che ho denunciato più volte, perché palesemente foraggiata dal politico di turno, che finanzia ora questo ora quel progetto per garantirsi compiacenze e silenzi. Sapevamo che attaccando il sistema ci saremmo fatti delle antipatie. Lo sapevamo e siamo coscienti che subiremo ancora attacchi e “mascariamenti”. Non abbiamo mai
pensato di denunciare un sistema corrotto e marcio senza subire alcuna ritorsione o critica. Quando critichiamo il controllo del territorio inesistente, è normale che ci siano reazioni di chi trae beneficio dallo status quo. In questa provincia, inoltre, cresce il numero di interdittive antimafia, mentre i fondi del PNRR sono sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti. Proprio quella Corte dei Conti che, su mia denuncia, ha già condannato il Comune di Agrigento, il dirigente e il RUP per il famoso caso dei SUV e dei computer acquistati con fondi destinati alla solidarietà sociale. Questo dimostra che combattere il malaffare è possibile, ma richiede costanza e una politica davvero libera da compromessi”, sottolinea l’ex coordinatore di Sud chiama Nord.
“Un altro grido d’allarme è il caso “Villa del Sole”, che rappresenta l’apice di una gestione amministrativa che non esito a definire scandalosa. La demolizione della villa per la costruzione di un asilo nido, in violazione di evidenti vincoli paesaggistici, è stata accompagnata da un atteggiamento complice delle istituzioni coinvolte, come la Soprintendenza e il Comune, che sembrano essersi coperte le spalle a vicenda, andando palesemente contro legge. Tutto ciò avviene mentre il centrodestra, invece di garantire trasparenza, sembra coprire un sistema di malaffare che infanga la nostra provincia. Alla luce di questi episodi, io non posso e non voglio avvicinarmi a quel centrodestra che, in questa provincia, sta evidentemente favorendo “altro” e non certo la “cultura” dell’antimafia. Ho già chiesto un’ispezione ministeriale e lo scioglimento dell’amministrazione comunale per “infiltrazioni”, alla luce non solo del caso SUV e del caso Villa del Sole, ma anche degli arresti del capo di gabinetto e di due consulenti per il PRG. Questo sistema non può e non deve continuare a operare indisturbato.
L’impegno di Cateno doveva essere quello di starmi vicino in queste denunce, supportando chi lotta contro il malaffare. Invece, si è volatilizzato, lasciandomi a combattere da solo contro un sistema che premia chi è complice e punisce chi denuncia. Gli ultimi accadimenti hanno segnato un punto di non ritorno. Non posso accettare che chi fa politica per il bene della comunità debba subire minacce di morte da parte di colleghi che utilizzano il potere e l’intimidazione come strumenti politici. La presenza
in politica di personaggi come Carlo Auteri rappresenta per me tutto ciò che ho sempre combattuto e da cui intendo prendere le distanze. Lascio il partito non per andare in un altro partito, conclude Di Rosa, ma per tornare a quel vero civismo che porto avanti con orgoglio da tanti anni, dal 2013, quando ho abbandonato per la prima volta la politica di partito, convinto che fosse lontana dai miei valori. Il mio
impegno civico continua e si rafforza: mi dedicherò, come sempre, al mio incarico nel Codacons, un’associazione che mi permette di lavorare per la giustizia e la trasparenza senza compromessi.
Non posso restare in un partito che sembra voler avvicinarsi a realtà lontane dalla mia visione di politica. Questa non è la mia idea di politica, e non posso accettare di farne parte.
A voi, Laura e Cateno, auguro il meglio e vi ringrazio per l’opportunità, ma per me questo capitolo si chiude qui. La politica dei compromessi e delle poltrone, che premia le “menti non pensanti” e scoraggia chi invece pensa e agisce con integrità, non fa per me. Mi auguro che Sud Chiama Nord possa trovare la sua strada, ma il mio percorso sarà, ancora una volta, quello di chi combatte per la giustizia e la trasparenza senza dover fare compromessi”.

 

 

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